La somministrazione profilattica di dalteparina (eparina a basso peso molecolare) non riduce l’incidenza di complicanze nelle donne in gravidanza con trombofilia. Queste le conclusione negative dello studio randomizzato TIPPS (Rodger MA et al. Lancet, 2014 Jul 24, Epub ahead of print) che ha arruolato 292 donne con trombofilia e con aumentato rischio di tromboembolismo venoso o con precedenti complicanze ostetriche placenta-mediate a ricevere un trattamento con dalteparina (5000 unità internazionali una volta al dì fino alla 20° settimana di gestazione e due volte al dì successivamente) oppure sola osservazione.

L’outcome primario di efficacia composito (incidenza di pre-eclampsia severa o precoce, neonato piccolo per l’età gestazionale, aborto o tromboembolismo venoso) non è risultato essere influenzato dalla somministrazione di dalteparina, con una incidenza pari al 17,1% dei casi nel gruppo in trattamento verso il 18,9% del gruppo di controllo. Dal punto di vista della sicurezza, la comparsa di sanguinamenti maggiori è stata sovrapponibile nei due gruppi, ma i sanguinamenti minori sono stati osservati con maggiore frequenza nelle donne trattate con dalteparina (19,6% verso 9,2%; p = 0,01).

«La scoperta di una associazione fra trombofilia e complicanze ostetriche nelle scorse decadi ha portato a un diffuso utilizzo off-label di eparina a basso peso molecolare nelle donne in gravidanza, con o senza trombofilia, che avevano sperimentato precedenti complicazioni ostetriche», commentano gli autori della ricerca. «Tuttavia, la somministrazione di eparina durante la gravidanza è un intervento non gratuito: può essere complicato da trombocitopenia, non esecuzione dell’anestesia epidurale e aumento di sanguinamenti minori, reazioni allergiche e incremento delle transaminasi, oltre a comportare un costo personale e finanziario significativo. Sulla base dei nostri dati, la somministrazione profilattica di dalteparina non apporta benefici nelle donne con trombofilia o con precedenti complicazioni ostetriche non gravi. Ulteriori studi saranno necessari per valutare definitivamente l’utilità di questo intervento nelle donne con precedenti ostetrici di maggiore gravità».

Fonte: The Lancet