A fine Ottobre 2020 sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine1 i risultati del prototocollo clinico GIMEMA LAL2116 ‘D-ALBA Front-Line Sequential Treatment of Adult Philadelphia Chromosome Positive (Ph+) Acute Lymphoblastic Leukemia (ALL) patients with Dasatinib and the Bispecific Monoclonal Antibody Blinatumomab’. Lo studio che ha coinvolto 63 pazienti adulti con leucemia acuta linfoblastica Philadelphia positiva (LAL Ph+) di nuova diagnosi ha dimostrato l’elevata efficacia e la ridotta tossicità di un trattamento di induzione e consolidamento privo di chemioterapia sistemica, in una categoria di pazienti in passato caratterizzata da una prognosi particolarmente sfavorevole. Il protocollo prevedeva l’arruolamento di pazienti adulti (>18 anni) senza limiti di età.

Questo studio è la logica prosecuzione di un’idea nata molti anni orsono (quasi 20…) e perseguita nel tempo. Quella cioè di trattare in induzione i pazienti adulti con LAL Ph+ con solo un TKI e steroidi, oltre alla profilassi del sistema nervoso centrale, e senza chemioterapia sistemica. Questa idea è stata portata avanti in una serie di protocolli policentrici GIMEMA che hanno utilizzato negli anni prima imatinib, poi dasatinib, poi nilotinib e imatinib in rotazione, e infine ponatinib. Attraverso la centralizzazione dei campioni dei pazienti arruolati in protocollo presso i laboratori della nostra Ematologia di Roma viene garantita la definizione della presenza o meno del trascritto BCR/ABL durante la settimana della pre-fase steroidea. Tutti questi studi sono stati associati a tassi di remissioni complete ematologiche tra il 94% ed il 100%, indipendentemente dall’età, e con decessi in induzione vicini allo zero.

L’idea alla base dello studio recentemente pubblicato, frutto di una collaborazione tutta italiana sorta all’interno del Gruppo GIMEMA, è stata quella di utilizzare, nei pazienti adulti affetti da LAL Ph+, una combinazione di terapia mirata a bersaglio molecolare (il TKI di seconda generazione dasatinib) ed una immunoterapia (l’anticorpo monoclonale bispecifico anti-CD3/anti-CD19 blinatumomab). Una prima fase di induzione con dasatinib era seguita da un consolidamento con due cicli (incrementabili fino a cinque) di blinatumomab. I risultati di questo approccio innovativo e chemo-free sono stati particolarmente importanti, con un tasso complessivo di remissioni complete ematologiche pari al 98% e, soprattutto, un tasso di risposte molecolari alla fine dei due cicli di blinatumomab (l’endpoint primario dello studio) pari al 60%. Questa percentuale aumenta ancora con ulteriori cicli di blinatumomab. Inoltre, le percentuali di sopravvivenza globale (OS) e di sopravvivenza libera da malattia (DFS) a 18 mesi sono state del 95% e 88%, rispettivamente.

Questi risultati, che hanno avuto notevole risonanza, potrebbero cambiare profondamente la pratica clinica nel trattamento di questo sottogruppo di pazienti adulti con LAL, permettendo l’utilizzo di un approccio terapeutico caratterizzato da alta efficacia, limitati effetti collaterali e ridotta ospedalizzazione, particolarmente per i pazienti meno giovani. In tal senso, va ricordato che l’incidenza delle LAL Ph+ aumenta progressivamente con l’età per diventare nei pazienti anziati praticamente un caso su due.

L’Editoriale che ha accompagnato il lavoro del New England Journal of Medicine a firma del Prof. Dieter Hoelzer2, uno dei massimi esperti di LAL dell’adulto, ha sottolineato l’importanza dei risultati ottenuti da questo studio.

  1. Foà R, Bassan R, Vitale A, et al. Dasatinib-Blinatumomab for Ph-positive Acute Lymphoblastic Leukemia in Adults. N Engl J Med. 2020; 2020; 383:1613-1623.
  2. Hoelzer D. Chemotherapy-free Treatment – A New Era in Acute Lymphoblastic Leukemia? N Engl J Med. 2020; 2020; 383:1673-1674.

Robin Foà