Nei pazienti con linfoma di Hodgkin (HD) in stadio iniziale, la mancata esecuzione della radioterapia in caso di negatività alla PET dopo i primi 3 cicli di chemioterapia sembra aumentare il rischio di recidiva. Questi in sintesi i risultati di uno studio randomizzato di fase 3 pubblicato sul New England Journal of Medicine (Radford J et al. 2015;372:1598-607) e che si inserisce nel dibattito circa la possibilità di modulare la somministrazione di radioterapia, con le relative conseguenze a breve e lungo termine, sulla base della risposta PET alla chemioterapia nei pazienti con HD in stadio iniziale.

Lo studio, denominato RAPID (Randomised Phase III Trial to Determine the Role of FDG–PET Imaging in Clinical Stages IA/IIA Hodgkin’s Disease), ha arruolato un totale di 602 pazienti con HD in stadio IA o IIA di nuova diagnosi, sottoposti a 3 cicli di chemioterapia secondo schema ABVD e successivamente ad esame PET. I pazienti risultati positivi eseguivano un quarto cicli di ABVD e quindi radioterapia, mentre i pazienti PET-negativi (74,6%) venivano randomizzati a ricevere radioterapia involved-field o nessun altro trattamento.

Con una mediana di follow-up di 60 mesi, sono state osservate 8 progressioni di malattia e 8 decessi nel gruppo sottoposto a radioterapia (n = 209) e 20 progressioni e 4 decessi nel gruppo no-radioterapia (n = 211). Di conseguenza, l’endpoint primario dello studio, la non-inferiorità della strategia no-radioterapia in termini di sopravvivenza libera da progressione (PFS) a 3 anni, non è stato raggiunto. Il tasso di PFS a 3 anni è stato infatti pari al 94,6% verso 90,8% nei gruppi con e senza radioterapia, rispettivamente, con una differenza assoluta del rischio di progressione pari a -3,8 punti percentuali. L’intervallo di confidenza al 95% (da -8,8 a 1,3) includeva una possibile differenza di 8,8 punti percentuali, superiore rispetto alla differenza massima ammessa per la non-inferiorità, pari a 7 punti percentuali. La sopravvivenza globale (OS) a 3 anni non è risultata significativamente differente fra i due gruppi (97,1% verso 99%, rispettivamente).

Tuttavia, sottolineano gli autori dello studio, questi risultati dimostrano anche che la prognosi dei pazienti con HD in stadio iniziale e PET negativa dopo chemioterapia è comunque ottima anche senza ulteriore radioterapia di consolidamento (PFS e OS a 3 anni: 90,8% e 99%, rispettivamente). «I risultati dello studio RAPID, così come quelli del trial H10, mostrano che la radioterapia dopo chemioterapia iniziale migliora marginalmente il tasso di PFS, rispetto alla sola chemioterapia, ma a costo di esporre a radiazioni tutti i pazienti con PET negativa, la maggior parte dei quali sono già stati curati. Nonostante il superamento statistico dei margini di non-inferiorità, i dati suggeriscono che la radioterapia può essere evitata nei pazienti con PET negativa», questa la conclusione finale, che lascia ancora aperto il dibattito clinico sulla possibilità di una modulazione della radioterapia basata sulla risposta alla PET nei pazienti con HD in fase iniziale.

Fonte: The New England Journal of Medicine