Il trattamento con l’anticorpo monoclonale anti-CD20 rituximab ha migliorato significativamente la prognosi dei pazienti con linfoma non-Hodgkin. Lo studio randomizzato GRAALL-2005 (Maury S et al. NEJM, 2016;375:1044-53) dimostra ora che nei pazienti con leucemia acuta linfoblastica (LAL) B-cellulare CD20-positiva, l’aggiunta di rituximab al protocollo chemioterapico è in grado di migliorare il controllo della malattia, allungando la sopravvivenza libera da eventi (EFS).

Lo studio ha arruolato un totale di 209 pazienti adulti (età compresa fra 18 e 59 anni) con LAL CD20-positiva e Ph-negativa, randomizzati a ricevere un protocollo chemioterapico con o senza l’aggiunta di rituximab. Rituximab è stato somministrato durante tutte le fasi di trattamento (induzione, reinduzione di salvataggio, consolidamento, intensificazione e mantenimento), per un totale di 16-18 infusioni. Dopo un follow-up mediano di 30 mesi, l’EFS, endpoint primario, è risultata significativamente migliore nel gruppo rituximab (n = 105) rispetto al gruppo di controllo (n = 104) (hazard ratio, HR: 0,66; 95%CI: 0,45 – 0,98; p = 0,04), principalmente a causa di una minore incidenza di recidive nei pazienti trattati con rituximab (HR: 0,52; 95%CI: 0,31 – 0,89; p = 0,02). I tassi di EFS a 2 anni sono stati pari a 65% e 52%, rispettivamente. L’incidenza complessiva di eventi avversi gravi non è stata significativamente diversa nei due gruppi, ma un minor numero di reazioni allergiche all’asparaginasi è stato osservato nei pazienti riceventi rituximab.

Sebbene la maggioranza delle cellule B esprimano l’antigene CD20, questo è presente solo sul 30-50% dei blasti precursori B cellulari di LAL, e la sua espressione è stata associata con una prognosi peggiore nei pazienti adulti con LAL a cellule B. Su queste premesse è stata basata l’incorporazione del rituximab nei regimi chemioterapici sperimentata in questo studio. Sebbene l’aggiunta di rituximab non abbia indotto una sopravvivenza complessiva significativamente maggiore in questi pazienti (HR: 0,70; 95%CI: 0,46 – 1.07; p = 0,10), è stata osservata una riduzione nell’incidenza di recidive, senza aumento significativo degli eventi avversi. Il maggiore beneficio si è osservato nei pazienti con più alti livelli di espressione del CD20 sui blasti leucemici, a suggerire un effetto diretto del farmaco, a seguito del suo legame alle cellule leucemiche. Tuttavia, la ridotta incidenza di reazioni allergiche all’asparaginasi nel gruppo rituximab può anche suggerire un effetto indiretto, mediato dalla possibilità di ricevere un dosaggio cumulativo maggiore di asparaginasi nel corso del trattamento in questi pazienti.

Questi risultati dimostrano un effetto benefico dell’aggiunta di rituximab alla chemioterapia nei pazienti adulti con LAL a precursori B-cellulari CD20-positiva.

Fonte: New England Journal of Medicine